domenica 28 ottobre 2012

Stoner a tutto G.A.S.


Recentemente ho preso parte ad una bella iniziativa di una libreria indipendente aretina la Libreria Universitaria Leggere. Si è trattato di creare un gruppo di acquisto, chiamato G.A.S, e di scegliere un titolo da comprare. I partecipanti hanno usufruito di uno sconto del 10% e il nostro primo acquisto è stato Stoner di John Williams, edito da Fazi.
Ancora non sono riuscita a leggerlo ma è in fila nella pila sul comodino. Presto vi regalerò una recensione, oggi invece vi lascio un piccolo assaggio. 

Quarta di copertina: di Peter Cameron

William Stoner ha una vita che sembra essere assai piatta e desolata. Non si allontana mai per più di centocinquanta chilometri da Booneville, il piccolo paese rurale in cui è nato; mantiene lo stesso lavoro per tutta la vita; per quasi quarant'anni è infelicemente sposato alla stessa donna; ha sporadici contatti con l'amata figlia e per i suoi genitori è un estraneo; per sua ammissione ha soltanto due amici, uno dei quali morto in gioventù. Non sembra materia troppo promettente per un romanzo e tuttavia, in qualche modo, quasi miracoloso, John Williams fa della vita di William Sotner una storia appassionante, profonda e straziante. 
Come riesce l'autore in questo miracolo letterario? A oggi ho letto Stoner tre volte e non sono del tutto sicuro di averne colto il segreto, ma alcuni aspetti del libro mi sono apparsi chiari. E la verità è che si possono scrivere dei pessimi romanzi su vite emozionanti e che la vita più silenziosa, se esaminata con affetto, compassione e grande cura, può fruttare una straordinaria messe letteraria. E' il caso che abbiamo davanti. 
La prima volta che l'ho letto sono rimasto sbalordito dalla qualità della scrittura, dalla sua pacatezza e sensibilità, dalla sua implacabile chiarezza abbinata a un tocco quanto mai delicato. Dio si nasconde nei dettagli e in questo libro i dettagli ci sono tutti: la narrazione volteggia sopra la vita di Stoner e cattura ogni volta i momenti di una realtà complessa con limpida durezza... e attraversa con leggera grazia il cuore del lettore, ma la traccia che lascia è indelebile e profonda.


Che cosa ne pensate?

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